Arrivati a Mulsantir i nostri eroi si dirigono subito verso il tempio di Kelemvor che Kruppe gli aveva descritto. Il priore Efrem, svegliato nel cuore di quella che il gruppo apprende essere la notte, li accoglie e risponde prontamente alle loro domande. Il priore dice di non parlare la lingua degli Shadar-kai, ma rivela che a Mulsantir ne abita uno, Taralak Veed. Questi è un rinnegato, cacciato dalla sua tribù e attuale maestro cerimoniere dell'Arena del Crepuscolo.
Il gruppo lascia il priore al suo riposo e si dirige verso lo Sloop, unica locanda della città, ricavata da un veliero arrivato qui chissà come. Gli eroi si intrattengono con alcuni abitanti del posto, cercando di ottenere maggiori informazioni su questo Taralak. Dopo alcuni giri di bevute si ritirinano nell'angusta cabina che gli è stata messa a disposizione dalle ostesse tiefling gemelle che gestiscono lo Sloop.
Al risveglio tutti meno Korbinian avvertono gli strani influssi del piano di esistenza alieno in cui si trovano e acquisiscono diverse paranoie o fissazioni irrazionali. Ancora confusi per il risveglio poco felice i nostri si dirigono all'Arena per parlare con lo Shadar-Kai. Il maestro cerimoniere si sta allenando con una catena uncinata, arma mai vista dal gruppo, e sembra essere piuttosto infastidito dall'interruzione. La pelle di vaste aree del suo corpo è stata rimossa brutalmente come per nascondere dei tatuaggi o altri marchi. Taralak dopo le prime reticenze rivela al gruppo quello che sa. La lingua scritta per gli Shadar-kai è sacra e solo gli sciamani e i sacerdoti hanno il diritto di impararla e utilizzarla per comunicare con la loro divinità. Dopo che Gerbo tenta di arruolare Taralak promettendogli vendetta, cosa a cui lui non è interessato, lo gnomo si fa spiegare come raggiungere il territorio della tribù per trovare finalmente un modo per decifrare la lettera del suo maestro